I Romani furono i primi in Occidente a servirsi delle spezie, molto popolari in età imperiale ed utilizzate anche nel periodo successivo alla decadenza dell'Impero, per tutto il Medioevo.
Inizialmente gli ingredienti con i quali venivano insaporite le pietanze erano soprattutto miele e aceto con un predominante gusto agrodolce mentre con bacche, erbe e radici venivano create salse aspre o piccanti. Successivamente furono importate dall'Oriente le spezie che rivoluzionarono in maniera decisiva la cucina dell'epoca.
Gli Arabi introdussero lo zucchero di canna con gli agrumi che sostituirono il miele e l'aceto e attraverso i mercati delle spezie di cui avevano l'appannaggio, rifornirono i vari territori fungendo da collegamento tra l'Europa e l'Oriente. Nell'immaginario collettivo, si pensava che le spezie crescessero sugli alberi del Paradiso Terrestre tanto erano diverse e strane agli occhi di chi vi si avvicinava per la prima volta.
Molto costose, potevano essere utilizzate solo da persone appartenenti a un ceto sociale piuttosto alto che potevano permettersi di acquistare alimenti freschissimi e consumarli immediatamente con le preziose erbe aromatiche, che per venivano aggiunte alle pietanze all'ultimo momento. Il pepe, introdotto nel I secolo D.C. ebbe un successo immediato e straordinario.
I Romani costruirono addirittura dei depositi, i granai del pepe, per conservare questa spezia così particolare ed esotica. La pianta rampicante del pepe che tanto sapore aggiunge e dona alla nostra cucina, proviene dalle foreste tropicali dell'Asia. Dopo il crollo dell'Impero Bizantino, gli Arabi furono costretti ad abbandonare il controllo del mercato del pepe alle Repubbliche Marinare, in particolare a Venezia. La ricercata spezia bruna acquistò uno Status Symbol tale che in alcuni periodi superò persino il valore dell'oro. Il pepe nero è il risultato dell'essiccazione delle bacche raccolte non ancora mature dall'albero Piper Nigrum e risulta maggiormente piccante al palato. Per ottenere il pepe bianco, più aromatico e meno pungente, la bacca viene portata a completa maturazione finché non diventa rossa.
Completato l'excursus storico di questa pianta così richiesta nell'antica Roma e prepotentemente usata ai giorni nostri, non rimane altro da fare che dedicarci alla regina delle ricette che appartiene alla tradizione romanesca e della quale è la degna protagonista. Gli spaghetti alla Carbonara.
Dopo aver rosolato il guanciale e preparato a parte l'uovo sbattuto con abbondante pepe e parmigiano reggiano, scoliamo la pasta al dente e mantechiamo il tutto.
Buon appetito!
Nessun commento:
Posta un commento